Sciopero Nazionale della categoria infermieristica: 23 febbraio 2018

Per la prima volta infermieri, ostetriche ed infermieri pediatrici sono compatti e determinati: tutti vorrebbero fare sciopero, pur garantendo la continuità assistenziale e le attività di emergenza ed urgenza.
“La sopportazione è arrivata al punto di rottura, le condizioni lavorative non sono più sostenibili”, queste sono le frasi che echeggiano nei contesti ospedalieri e territoriali.
Le motivazioni dello sciopero sono riconducibili anche ad un contratto della sanità che non è in linea con lo sviluppo delle competenze professionali della categoria.
Infatti, dopo 9 anni di blocco contrattuale ci ritroviamo di fronte a una proposta addirittura peggiorativa rispetto alla precedente: un copia-incolla del contratto del secolo scorso, in cui vengono riproposte le stesse indennità, anche nei centesimi, per servizi che non esistono più, senza tener conto dei cambiamenti avvenuti in questi anni. E con deroghe circa il diritto al riposo giornaliero e aumento dell’orario settimanale fino a 48 ore anche per 12 mesi.
A pochi giorni dallo sciopero, annunciato per venerdì 23 febbraio, Giampaolo Giannoni, responsabile regionale del Nursind, torna sui motivi che hanno spinto alla mobilitazione il sindacato autonomo degli infermieri, insieme ad altre sigle sindacali e altri ordini professionali. Alta l’adesione prevista per venerdì prossimo, con disagi annunciati negli ospedali di tutta Italia, Toscana compresa, e decine di pullman pronti a partire da Firenze per raggiungere Roma, dove si terrà la manifestazione generale.
In molti, se non tutti gli ospedali delle realtà della Toscana – denuncia Giannoni – si stanno verificando forti pressioni nei nostri confronti: è in atto un tentativo di boicottare lo sciopero procrastinando l’assegnazione dei turni. Ma non ci fermeremo di fronte a questo”. Gli infermieri rassicurano la cittadinanza riguardo la garanzia delle cure urgenti e indispensabili, “ma la nostra protesta – chiarisce Giannoni – è a garanzia della sicurezza delle cure rivolte alla cittadinanza. Chi si farebbe assistere dopo 12 ore di lavoro continuativo, magari in sala operatoria?”.
“Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – attacca il responsabile di Nursind Toscana – in campagna elettorale promette più investimenti e assunzioni nella sanità, ma nella sua regione ha fatto esattamente l’opposto: ha spalancato le porte alla sanità convenzionata e integrativa, finanziando ben 9 milioni di euro al privato per l’assistenza domiciliare e ha di fatto imposto il blocco delle assunzioni alle Aziende sanitarie da novembre 2017. Delle 1800 assunzioni previste sul fronte infermieri ad oggi non siamo neppure alla metà, con 45 milioni di euro di tagli annunciati che colpiranno soprattutto il personale”.
Ma anche i posti letto: “La Toscana è la regione che ha tagliato di più sui posti letto in Italia – sottolinea Giannoni – raggiungendo un rapporto di circa 3,7 posti letto/popolazione contro una media nazionale di 4,2. Scioperiamo anche per questo”, conclude.

Anche nella nostra realtà Lucchese, le condizioni lavorative non si dissociano da quelle di tutti gli infermieri, ostetriche, infermieri pediatrici della Regione Toscana.

Gli organici assistenziali sono carenti da svariato tempo, da anni. Con il paventato taglio delle risorse economiche enunciato recentemente dalla Regione e dalle Dirigenze Aziendali, che richiedono un rientro economico di svariati milioni di euro per l’anno 2018, si è pensato di indirizzare le strategie di parsimonia economica focalizzandosi sui dipendenti. L’Azienda Sanitaria, che dovrebbe produrre salute per la collettività, ha pensato bene di ridurre la materia prima, gli operatori, coloro che curano ed assistono le persone.
Infatti, molti operatori ad incarico determinato, già da novembre dello scorso anno, non sono stati stabilizzati, facendo scadere i loro contratti: decine di operatori sanitari sono ritornati ad essere disoccupati, invece che vedere trasformato definitivamente il loro contratto a tempo indeterminato, come prevedeva la normativa regionale per la stabilizzazione. La beffa delle beffe è stata che, contemporaneamente, anche le assunzioni di nuovo personale, che doveva essere attinto dalla graduatoria del mega concorso pubblico, sono state bloccate, o concesse
esclusivamente a pochissimi settori, paragonabili ad una goccia di acqua lasciata cadere su un deserto che si è inaridito anno dopo anno.
Di fatto tutti i settori sia ospedalieri che territoriali di Lucca e della Valle del Serchio sono in enorme affanno, il personale è costretto a rientrare continuamente in servizio, saltando riposi, ferie e quant’altro e spesso, per garantire formalmente almeno le 11 ore di riposo fra un turno e l’altro, previsto dalla legge, la dirigenza aziendale è ricorsa anche alla sospensione del riposo mediante l’utilizzo del lavoro straordinario. Lo straordinario, istituto che dovrebbe essere utilizzato eccezionalmente nei settori di emergenza ed urgenza e che invece viene utilizzato ovunque e routinariamente per sopperire alla carenza di personale.
Lo straordinario viene soventemente utilizzato anche per l’apertura straordinaria di posti letto, come nelle aree chirurgiche, internistiche ed intensive, soprattutto nella stagione invernale dove la domanda clinico assistenziale sale inesorabilmente e i posti letto ospedalieri non sono sufficienti ad accogliere tutte le persone bisognose di cura.
In terapia intensiva, dove l’infermiere reperibile, che dovrebbe essere attivato esclusivamente per attività assistenziali di emergenza (come per le persone che devono sottoporsi a fibrinolisi) viene chiamato di notte per assistere le persone che vanno ad occupare posti letto aggiuntivi in seguito ad iper-afflusso. Di fatto il ridimensionamento (riduzione) di molti settori clinico assitenziali e la chiusura di molti reparti specialistici nella nostra ex azienda usl 2 di Lucca (circa 60-80 posti letto) hanno contribuito a determinare soventi episodi di iper-afflusso, sia dei pronto soccorso che dei vari reparti di degenza. Tali attività di iper-afflusso vengono costantemente superate grazie agli enormi sacrifici del personale sanitario, che si trova costretto a sottoporsi a pesanti e continuativi periodi di lavoro, sia nelle 24 ore che settimanalmente. Tutto questo può inficiare negativamente sulla qualità dell’assistenza erogata e sulla sicurezza dell’operatore.
Per tutti questi motivi, gli infermieri di Lucca manifesteranno a Roma il loro disagio, aggravato anche da un contratto nazionale che va a peggiorare le loro condizioni di lavoro.
Avvertiamo la cittadinanza che lo sciopero in atto è una azione di protesta e di tutela per la categoria e per il cittadino. Con questa manifestazione tutta la categoria delle professioni infermieristiche chiede ad alta voce un riconoscimento che è dovuto, insito del proprio mandato assistenziale: lavorare in sicurezza per poter garantire ai cittadini un’assistenza adeguata e di qualità; Mentre, quanto proposto dal nuovo contratto nazionale, mette in seria difficoltà tutta la categoria esponendola a dei rischi che si ripercuoteranno inevitabilmente sulle persone assistite. Ci scusiamo in anticipo se venerdì 23 si potranno verificare dei disagi alla cittadinanza, ma speriamo che la nostra manifestazione sia utile per far conoscere e risolvere almeno in parte le problematiche di tutti gli operatori sanitari a beneficio degli stessi e anche dei servizi offerti alla collettività.